L'Italia alle elezioni

Scegliere sulla base dei contenuti e non degli schieramenti

di Gianni Ravaglia

Credo che il governo Prodi lasci ai vincitori delle prossime elezioni un'Italia che, forse, non è mai stata così mal messa. A livello internazionale siamo ricordati per i cumuli di spazzatura sulle strade campane, per la fallimentare trattativa Alitalia, lasciata in mano a sindacati irresponsabili, per le mozzarelle alla diossina, per un governo dimissionato dal chilleraggio politico di magistrati che il governo ha erroneamente coccolato. Il tanto sbandierato risanamento finanziario si è rivelato una bufala. Una somma di provvedimenti fiscali e normativi hanno fortemente contribuito a bloccare la ripresa economica, ad aumentare l'inflazione, a ridurre il potere d'acquisto delle famiglie, ad accantonare ogni investimento infrastrutturale. Cancellare tale realtà non è semplice. Nemmeno per un Veltroni che si presenta come un alieno, quasi fosse capitato per caso sulla scena politica, per rimediare allo sfascio che il suo stesso partito ha contribuito a creare. Se vogliamo che la politica torni ad essere vissuta come una cosa seria, chi sbaglia deve pagare. Questo è un primo motivo per sostenere con il voto chi si è opposto a tale disastro. E' ben vero che tale scelta, di per sé, non genera nuove prospettive. Allora, proviamo a delineare, in estrema sintesi, l'Italia che ci prospettano i due maggiori contendenti: il Popolo della libertà e il Partito democratico. Ho scelto sei argomenti di fondo: crescita, potere d'acquisto, spesa pubblica e tasse; energia; infrastrutture; giustizia; identità nazionale, immigrazione e sicurezza; federalismo. I temi del primo punto sono strettamente legati. Non ci può essere crescita reale del potere d'acquisto se non c'è maggiore produttività, riduzione dello statalismo e delle imposte. A tal proposito: il Pdl incentiva la crescita del potere d'acquisto detassando la maggiore produttività, il Pd, invece, vuole fissare minimi salariali inflazionistici. Sia Pdl che Pd vogliono riportare la pressione fiscale sotto il 40% e ripropongono la riduzione del numero dei parlamentari e del personale politico nelle istituzioni. La differenza sta nel fatto che il Pdl preannuncia, in concreto, anche l'abolizione delle province, il blocco delle assunzioni pubbliche e un articolato piano straordinario di finanza pubblica. Mentre il Pd ci dice che ridurrà la spesa di un punto all'anno senza indicare scelte adeguate.

Energia: il Pdl propone il ritorno al nucleare, sicuro e pulito, per abbattere i costi; il Pd ci vuol propinare i costi iperbolici di un 20% di energia dal solare. Infrastrutture: il Pdl riaprirà tutti i cantieri chiusi da Prodi, cambiando anche le leggi che offrono potere di veto ai comuni. Il Pd continuerà invece a subire i veti di verdi e comunisti, suoi alleati negli enti locali. Così le infrastrutture non si faranno. Giustizia: nei programmi dei due partiti vi sono impegni di vasta portata. Occorre rilevare, però, che dal Pd, stante l'alleanza con Di Pietro, il tutore ad oltranza della corporazione dei magistrati, è improbabile che nasca una seria riforma della giustizia. Identità nazionale, sicurezza e immigrazione: se per il Pdl la difesa dell'identità nazionale, la sicurezza e l'allontanamento degli immigrati clandestini rappresentano una storica scelta di fondo, il relativismo del Pd e le sue alleanze locali lasceranno spazio ad ogni permissivismo.

Federalismo: il disegno riformatore del Pdl è incisivo, privilegia l'autonomia e la responsabilità, valorizza le regioni con minore evasione fiscale, senza negare una dovuta solidarietà. Il Pd, al contrario, opta per un'uniformità decisa dall'alto, proponendo un federalismo ove lo statalismo solidale fa premio sull'autonomia. Infine, se lo stesso Giacomo Vaciago, economista, esponente del Pd, denuncia che nel programma di Veltroni non si avverte l'esistenza della crisi internazionale, va rilevata la grave superficialità di chi vorrebbe tornare a governare l'Italia senza farsi carico dei guasti della corrosiva concorrenza globale. Al contrario, Tremonti, con consapevole responsabilità, propone nuove regole per il commercio internazionale e un nuovo accordo mondiale sull'equilibrio dei cambi delle monete. I repubblicani, abituati a scegliere sulla base dei contenuti e non degli schieramenti, non possono che apprezzare il fatto che, tra l'altro, le loro storiche proposte di abolire le province e di ritornare al nucleare siano ricomprese nel programma del Pdl. Mentre non trovano udienza in quello del Pd. In complesso, coerenza, concretezza e innovazione forniscono al programma del Popolo della libertà maggiori garanzie di rinnovamento e di crescita, nel quadro di un recupero delle alleanze e dei valori identitari dell'Occidente. Tornare ad essere alleati certi di Israele e degli Usa, abbandonando gli ammiccamenti dalemiani con Hamas e l'Iran, non può che rappresentare, per i repubblicani, una scelta decisiva.